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Nel vivo dei conflitti.

A confronto con Caterina da Siena.

PROFILO BIOGRAFICO


 


Annalisa Lombardo


 Caterina da Siena


Il breve profilo di Caterina da Siena che mi è stato chiesto per introdurre questo incontro richiede una premessa: chi parla, infatti, non è né una storica, né una studiosa per professione, ma solo una donna che ha incontrato Caterina, lungo quel percorso “al femminile”, che ha portato tante donne a guardare le figure femminili apicali del passato per capire meglio da dove veniamo.


E in questa chiave cercherò di introdurre il mondo di Caterina, la cui vita – in realtà – potrebbe semplicemente sintetizzarsi in due date: nasce a Siena nel 1347 e muore a Roma, 33 anni più tardi, nel 1380.


Il mondo allora conosciuto (la scoperta dell’America era ancora lontana da venire) era stato devastato dalla grande peste nera scoppiata in Europa proprio nell’anno in cui nasceva Caterina e che si era abbattuta con virulenza inaudita anche sull’Italia, riducendone a metà la popolazione.


Nella Chiesa, all’inizio di quel secolo, era avvenuto uno strappo drammatico: il trasferimento della sede papale ad Avignone. 


(…) Per le giovani donne di quegli anni c’erano poche scelte, o matrimonio o convento. Tuttavia, dagli inizi del Trecento, aveva cominciato a delinearsi, proprio in Toscana, la presenza di una forma di religiosità laica, in particolare femminile, ispirata agli ordini mendicanti.(…)


Caterina cresce in questo clima, ma i primi 19 anni della sua vita – quindi quasi metà della sua esistenza – li trascorre in casa, fra penitenze e preghiere.


Solo al suo diciottesimo anno, nel 1364, veste l’abito delle Mantellate, un ordine terziario laico domenicano, che le consente ancora di vivere fra le pareti domestiche.


E’ ancora analfabeta, e i suoi giorni passano fra flagellazioni, digiuni ed estasi mistiche.


A vent’anni inizia la sua vita pubblica, impara a leggere e costituisce la sua famiglia spirituale: i Cateriniani, una comunità di uomini e donne dedita alla carità e alla preghiera.


La Caterina che conosciamo è tuttavia concentrata negli ultimi dieci anni della sua vita: quelli che vanno dal 1370 al 1380. Un periodo frenetico, per attività fisica e spirituale: nel 1374 la troviamo a Firenze, convocata dal Capitolo Generale, che esaminata la sua ortodossia, ne rafforza ed ufficializza la posizione; nel 1375 soggiorna a Pisa, su invito del capitano generale di quel Comune; nel 1376 si mette in viaggio per Avignone, e per tre mesi resta presso Gregorio XI; nel 1377 torna in Italia, via Marsiglia, si ferma a Genova, viaggia in lungo e largo la Toscana per pacificare le fazioni comunali, ed è ancora a Firenze quando Gregorio XI muore e viene eletto Urbano VI.


Si spegne, come abbiamo già detto, a 33 anni nel 1380 ed appena 80 anni più tardi, nel 1461, viene canonizzata da Pio II.


Passeranno poi quattro secoli perché, nel 1939, Pio XII la proclami patrona d’Italia, e Paolo VI, nel 1970, dottore della Chiesa.


(…) Ma, ancora e di più, appare moderno il suo messaggio: quando propone di “farsi una cella nella mente” e contemporaneamente di dedicarsi all’impegno civile, sia esso la pacificazione dell’Italia, il ritorno della sede pontificia a Roma, la riforma della Chiesa.


Nel suo epistolario Caterina parla di potere come servizio, ricordando a chi governa che la città “è prestata”: incita i potenti ai propri doveri, intimando loro di “svegliarsi dal sonno della negligenza”; ricorda la brevità del tempo, come occasione non ripetibile data ad ognuno per realizzare il proprio destino.


Sono questi i “miracoli” di Caterina che interrogano anche il nostro tempo e le nostre coscienze ed è questo il suo messaggio universale che parla ancora agli uomini e alle donne di oggi.


 







 ANNALISA LOMBARDO è giornalista pubblicista, esperta di comunicazioni e di pubbliche relazioni. E’ membro dell’Associazione e del Comitato Scientifico del Centro Documentazione e Studi “Presenza Donna”. Per conto dell’associazione, ha curato alcuni articoli su Elisa Salerno ed ha anche pubblicato, con Giuseppe Dal Ferro Il libro della pace, Ed. Rezzara.