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Elisa Salerno- La vita

Gli anni del silenzio, 1927-1945

 La parentesi di silenzio  Sebastiana Papa, foto

 Nella vita di Elisa Salerno ci troviamo di fronte a circa vent’anni di silenzio, di apparente inattività di questa “lavoratrice del pensiero”, come lei stessa si definiva. Anni che non possono essere ignorati, poichè nè il fascismo , nè la guerra riescono a fermarla. A far luce su questi anni di buio ci sono l’epistolario e gli scritti inediti, aspetti che indicano la “riservatezza” di questo periodo.

L’epistolario                                                               

L’epistolario di questi anni è piuttosto scarso; dal 1941 si nota invece una ripresa del’attività epistolare. Due sono i filoni delle lettere di questi anni: le lettere a parenti ed amici e le lettere a persone autorevoli, a cui la Salerno si rivolge per la causa femminile.

Le lettere a parenti ed amici vedono l’intensificarsi del rapporto con i nipoti e le nipoti, sia per questioni di tipo economico, che in questi anni travagliano molto la Salerno, sia per riflessioni ed indicazioni di tipo spirituale. In questi anni, nonostante le proprietà lasciate dal padre, morto nel 1923, i disagi economici sono fortissimi, tanto che la Salerno scriverà più volte all’Ente Comunale di assistenza per poter essere accolta all’Ospizio Proti-Vajenti-Malacarne, inisieme con le due nipoti Giulia ed Elisabetta Andolfato: la loro richiesta non verrà mai accolta.

Vi è poi un altro gruppo di  lettere , a persone autorevoli, che dicono ancora vari interventi della Salerno a favore della causa femminile: invia alcuni dei suoi scritti alla Bilbioteca Nazionale Centrale di Firenze e ad altre Biblioteche ed Università, sia italiane che straniere.

Scrive anche alcune lettere ad ecclesiastici locali, ma solo in monsignor Giuseppe  Arena, rettore del Seminario di Vicenza, trova una comprensione maggiore rispetto ad altri. Numerose lettere, a partire dal 1943, riguardano un problema molto sentito dalla Salerno, cioè il pesniero sulla donna in san Tommaso: e avnedo saputo che l’Ordine Domenicano stava curando una riedizione della Summa Teologica dell’Aquinate, scrive a p.Innocenzo Colosio, segretario della Commissione coordinatrice della traduzione delle Somme di San Tommaso, di tener conto delle osservazioni scritte nel suo libro Per la riabilitazione della donna.

Nonostante la guerra, lo scambio epistolare con Padre Colosio continuerà.

Le lettere al Papa in questo periodo sono molte. Le lettere a Pio XII sono 34, conservate nell’archivio Salerno, di cui 21 di questo periodo. La femminista vicentina propone al Papa tutte le tematiche che le stanno a cuore, dai problemi sociali a queli familiari che riguardano la donna, ma soprattutto scrive e riflette sull’antifemminismo della Chiesa, puntualizzando anche alucni discorsi che il Papa tine, oltre che la storia del pensiero e della filosofia cattolica che relegano la donna non solo in ruoli subalterni, ma ne definiscono un’inferiorità per natura e creazione.

Si ha conferma che le lettere arrivano a Roma,ma non risulta che dal Vaticano ci sia stata alcuna risposta.

Molte Lettere di Elisa Salerno sono pubblicato nel libro Una penna inquieta. Lettere scelte di Elisa Salerno, Edizioni Messaggero, Padova, 2002

 Gli scritti inediti  

 

In questo periodo di silenzio Elisa Salerno scrive moltissimi trattati, manoscritti che spaziano sulle tematiche care alla femminista vicentina, in particolare legate all’antifemminismo nella chiesa ma anche al ruolo e alle discriminazioni della donna lavoratrice nella società e nella famiglie.

Di questi anni sono scritti quali Due sorta di missioni religiose, inviato al Papa nel 1940, come pure I drammatici problemi del lavoro femminile. La Salerno commenta l’enciclica Rerum novarum  di Leone XIII (1891), la Quadragesimo anno, scritta da Pio XI per commemorare i quarant’anni della Rerum novarum. In queste pagine di commento emerge tutta l’amarezza della femminista cattolica per non vedere nella Chiesa, soprattutto nell’Autorità gerarchica, prsone in grado di comprendere e proporre inizaitive che combattano l’antifemminismo imperante.

“Anche il Pontefice Pio XI ha male interpretato le Sacre Scritture…quando aveva per oggetto la compagna dell’uomo” (Trattazione sull’enciclica di Pio XI “Casti connubi”, di Elisa Salerno). Un altro manscritto, La Sacra Scrittura adattata all’antifemminismo, sottolinea l’antifemminismo propagato nella Chiesa, come pure la Storia della musica sacra in rapporto al diritto della donna. e Due sorelle-due nature.

Scritti che dimostrano la passione che continua ad animare la Salerno per “la causa santa della donna”.

 

Maria Luisa Bertuzzo,

Fondo Salerno presso CDS