Gli ultimi anni di vita e di attività, 1946-1957
Il silenzio interrotto |
Negli ultimi dieci anni della sua vita, l’attività pubblicistica della Salerno rivive un altro momento di notorietà.
Pubblica un’opera nel 1947, e poi altre ancora.
Ma sono le Lettere che danno il quadro esistenziale di questa donna animata per la causa “muliebre”: le privazioni, la malattia e le delusioni hanno stremato le sue forze, ma nulla arresta la sua attività per “la causa santa della donna”.
Il carteggio mmette in evidenza un certo declino delle relazioni: ELisa Salerno continua a scrivere, ma sono poche le risposte che riceve.Scrive ancora al Papa, per le questioni dell’antifemminismo della Chiesa, ma non viene meno l’interesse per i problemi sociali. Agli onorevoli Rumor e Fanfani scrive riguardo al salario familiare, perchè teme che ne venga attuata la legge; all’onorevole Ruini ,invece, propone alcune modifiche da apportare al progetto di Costituzione della Repubblica. Oggetto di preoccupazione inoltre, per lei, è ancora la traduzione delle Somme di San Tommaso, come scrive a padre Colosio.
La grafia incerta di tante lettere mostra la fatica anche fisica, aggravata forse dagli stenti dovuti alla situazione economica precaria.
Il tentativo di conciliazione con la Chiesa |
Nell’ultimo periodo della sua vita, la femminista cristian attua un estremo tentativo di conciliare le sue tesi, riguardo ai rpoblemi femminili, con la Chiesa cattolica. Ne è prova il fatto singolare che le opere edite di quest’ultimo periodo non sono divulgate, ma solo fatte conoscere ad ecclesiastici.
La prima opera di questo periodo, pubblicata con lo pseudonimo di Maria Pasini, è Storia della musica sacra in rapporto al diritto delle donne, del 1947.Con lo stesso pseudonimo l’anno seguente dà allas tampa altre pubblicazioni e, presentandole ad un Vescovo , probabilmente quello di Vicenza, dice: “Oso presentarle quest’altro mio volume, testè pubblicato, con la speranza che l’Eccellenza Vostra si degni di accettarlo ed esaminarlo. LA mia salute è andata pegggiorando, . Ho rotto perciò gli indugi , pubblicando questi tre libri, spinta dalla brama di cooperare all’avvetno della giustizia. La sua grande carità mi fa pensare che vorrà raccolgeire benignamente le mie modeste idee” (Lettera del 20.07.1948).
La raccolta è formata da:
Tre libri:Due sorelle-Due nature-DUe sistemi, il libro autobiografico che ha pure una continuazione inedita; Dottrina cristiana sulla donna, che ha un’edizione a sè stante, ed una insieme al terzo della raccolta; Il neo-antifemminismo.
Del 1950 è Le tradite, compilato fin dal 1939, che considera “la fraude universale , che passava con tanto di benedizione della Chiesa, la quale non esita ad unire in matrimonio uan vergine, con un uomo ch’ebbe, con altre, rapporti coniugali, anche pubblicamente noti…” (M.Pasini (Elisa Salerno) Le tradite, Vicenza 1950, Arti Grafiche delle Venezie).
Alla “Chiesa di Gesù Cristo “, nei suoi ministri, Elisa Salerno si rivolge ancora nel 1952, con il volumetto La donna in San Paolo apostolo, che fa constatare ancora una volta all’autrice l’amara realtà dell’antifemminismo cattolico.
Un ultimo opuscolo del 1954 è Porrò inimicizia tra te e la donna, con il quale la Salerno si propone di far notare “l’errata interpretazione, ammessa nel campo cattolico,riguardo alle parole porrò inimicizia tra te e la donna”.
Gli ultimi scritti del 1955 sono una lettera al giornale diocesano La voce dei Berici e il Testamento.
L’ultimo saluto |
Con il Testamento Elisa Salerno rivela, un’ultima volta, lo spirito che l’ha animata nella sua instanzabile attività a favore della donna, sostenuta sempre da una fede incrollabile. Rivolgendosi alle nipoti, che condivisero le sue aspirazioni, dice:”Dopo la mia dipartita da questa tera, facciano celebrare possibilmente, due sante Messe secondo la mia intenzione. In ogni tempo siano serene, fidenti in Dio, si regolino con saggezza, con ordine, con fortezza cristiana, con bontà…..Giulia ed Elisabetta amatissime, io pregherò sempre per voi! Abbiate sempre Iddio nel vostro cuore!”
Il 15 febbraio 1957 si concludono le vicissitudini della femminista vicentina, in quella povertà che caratterizzò anche gli ultimi tempi della sua vita. E’ l’ultima, estrema conferma della solitudine e dell’abbandono che avevano circondato questa cattolica vicentina, che si era battuta per tutta la vita , unicamente perchè “la dottrina del vangelo” fosse “applicata anche alla donna” (Problemi femminili, ,n.14, 1 ottobre 1920).
Maria Luisa Bertuzzo,
Fondo Salerno presso CDS