Un successo la serata di approfondimento sull’Isis
Mercoledì 10 dicembre
al Centro culturale San Paolo di Vicenza, Youssef
Sbai, vicepresidente dell’UCOII, ci ha condotti all’incontro di un altro
islam e la giornalista Romina Gobbo
ha saputo intercettare le domande di fondo dei cristiani che non riescono a
capire questo fenomeno.
La serata è iniziata
con una telefonata di fortuna al patriarca
di Baghdad che, tra le altre cose, ci ha ricordato che “ciò di cui hanno
bisogno i bambini iracheni è la speranza”. Il patriarca ha chiesto ai musulmani
di reagire con forza per dire che l’islam vero non è quello legato all’Isis.
Youssef Sbai ci ha
raccontato che nel luglio 2014 l’UCOII (Unione delle Comunità Islamiche d’Italia)
ha rilevato l’assenza di informazioni su
tutti i media rispetto “alla tragedia che i nostri fratelli cristiani stanno
vivendo in Iraq”. Per questo l’UCOII ha inviato mille comunicati stampa
contro l’autoproclamato califfato di Baghdad. Pochissime sono state le
risposte.
L’invito rivolto a
ciascuno dei presenti all’incontro è stato quello di “vivere la pace prima con noi stessi per poterla poi vivere con
altri, ma dobbiamo affrontare anche i problemi delle persone perché l’Isis non
si diffonde nei paesi dove c’è lavoro, sanità… perché l’islam è fondato su
valori come la pace, la libertà di fede e la fratellanza. Tutto quello che l’Isis fa è contro il Corano ed il profeta.
Secondo la giurisprudenza islamica, non è califfo chi si autoproclama, ma chi
ha dei requisiti ben precisi e viene eletto dalla partecipazione e dal consenso
della gente. Il compito del califfo è di diffondere i diritti e la giustizia,
per questo viene eletto in un tempo di pace”. A Baghdad non è accaduto nulla di
tutto questo. Romina Gobbo ci ha ricordato che la pace, tanto invocata, non è
ancora un diritto umano ed è stato curioso vivere questo splendido incontro
nella giornata mondiale dei diritti umani.
Il punto d’incontro
indicato in seguito alle numerose domande del pubblico è stato individuato
nell’etica perché tutte le religioni hanno dei valori comuni. Youssef Sbai ci
ha suggerito di “continuare con gli incontri come questo per diffondere il bene e raccontare ciò che
impariamo. Dobbiamo diventare artigiani
della pace e inventare una convivenza armonica, come dice Papa Francesco”.
Curioso che un
musulmano ci trasmetta e ci ricordi valori che spesso i cristiani ritengono
propri ed esclusivi, ma anche questo è un grande segno di speranza per la
pacifica convivenza comune. Non possiamo più dire che è idealismo, ma è una
concreta realtà costruibile giorno dopo giorno, esattamente come in una
famiglia.
Sr Naike Monique Borgo