Caro diario,
in questo lungo periodo di emergenza Covid 19 ho riscoperto il valore di avere un luogo sicuro e accogliente in cui stare: la propria casa. Un luogo la cui sicurezza e benessere non sono scontati. È quindi una fortuna poter vivere l’ambiente della propria casa in modo positivo.
La convivenza forzata mi ha permesso di apprezzare la compagnia dei miei genitori, nonostante non siano mancati momenti di conflittualità e tensione. Ma essendo stati leggeri non hanno compromesso il benessere e il clima generale delle nostre giornate. Mi ritengo fortunata ad avere nella casa uno spazio mio, uno spazio in cui stare da sola, in cui riflettere, in cui piangere, ascoltare musica e ballare. Uno spazio che posso organizzare, modificare, stravolgere secondo i miei gusti e la mia creatività artistica. Un ambiente all’interno della casa che sento ancora più casa. Luogo in cui rifugiarmi dalle brutte giornate, in cui annoiarmi e allo stesso tempo apprezzarlo. Immagino che non tutti abbiano uno spazio loro all’interno della propria casa dove allontanarsi e chiudersi per un secondo nel proprio mondo. Dove sentirsi se stessi ed entrare in dialogo profondo con la propria intimità.
Tutto questo mi fa riflettere su come un luogo, uno spazio, un ambiente possa diventare un simbolo positivo o negativo a seconda della propria esperienza e del proprio vissuto. La casa, anche se solitamente viene identificata come un luogo sicuro, non lo è per tutte le persone. Essa acquista significato e valore in base alle vicissitudini intime, profonde che possono essere legate a momenti quotidiani di generale serenità oppure ad una quotidianità fatta di sofferenza, solitudine, dolore e violenza. Per questo non ci sono significati universali e univoci che possiamo identificare con gli oggetti e le realtà che ci circondano. Ognuno attribuisce un particolare valore a ciò che lo circonda in base al rapporto e alla storia che lo coinvolge con quel preciso oggetto o luogo. Mi auguro che ognuno e ognuna nella propria vita trovi un posto così dove sentirsi apprezzato e unico nel suo territorio per poterlo chiamare con estrema gioia “casa”.
Daniela (Valdagno)