Commento ai Vangeli dell’Avvento a cura di Donatella Mottin
I domenica – Matteo 24,37-44
“E non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti”
Bombardati da notizie di ogni genere, rischiamo di trascorrere la nostra vita senza più lasciarci coinvolgere da quello che accade intorno a noi e soprattutto senza essere più in grado di distinguere quanto è accessorio da quello che invece modifica, o almeno dovrebbe modificare, sostanzialmente l’esistenza di ciascuna/o. Questi versetti di inizio avvento sono un richiamo molto forte all’importanza del presente e al viverlo a occhi aperti e con responsabilità.
È qualcosa che non si fa da soli, ma in un plurale che coinvolge altre e altri; pregare questo testo ci invita a vivere nelle scelte quotidiane, con consapevolezza e fedeltà, l’essere donne e uomini in questo tempo che è l’unico che abbiamo a disposizione per cercare la pienezza di umanità ed evitare il diluvio.
II domenica – Matteo 3,1-12
“Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco… brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile”
L’esperienza di Giovanni il Battista è quella di un profeta che annuncia la venuta del Messia, ma che ne parla e lo immagina intriso della tradizione e dell’attesa di secoli del suo popolo.
Credo che questo testo non vada disgiunto, nella sua comprensione, da quello di domenica prossima, ma già in queste righe ci sollecita a un pensiero nuovo che ‘spazzi’ via tutte le immagini di Dio che abbiamo dentro di noi dove ancora troppo spesso attendiamo un Dio che faccia giustizia (la nostra) destinando alla dannazione chi compie il male. Queste parole del Battista ci provocano a lasciare che sia davvero lo Spirito a convertire la nostra esistenza e a guidarci su strade diverse.
III domenica – Matteo 11,2-11
“Sei tu che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”
In prigione, in quella che è – di fatto – la fine della sua esperienza, il Battista ha dei dubbi. Aveva annunciato la scure che avrebbe abbattuto ogni albero che non dava buoni frutti; colui che avrebbe separato il buon grano dalla pula e l’avrebbe fatto con il fuoco. Nulla di tutto ciò sta accadendo per opera di Gesù, che lo stesso Giovanni aveva riconosciuto come ‘l’agnello di Dio’. L’annuncio di Gesù è diverso: perdono ai peccatori, sostegno ai poveri, guarigione per gli ammalati, libertà per ogni essere umano oppresso…
Qui la richiesta di conversione del Battista raggiunge il suo punto più alto: cambiare il proprio modo di immaginare Dio per scoprirlo sempre e di nuovo in Gesù. Il profeta più grande è colui che ha trascorso la vita a essere ‘voce’ di Dio e ha il coraggio di terminarla con una domanda: “Sei tu l’atteso?”.
IV domenica – Matteo 1,18-24
“Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente pensò di ripudiarla in segreto”
All’inizio e alla fine della vita di Gesù troviamo due uomini di nome Giuseppe. Tutti due definiti ‘giusti’ che era il termine con cui venivano indicate le persone che osservavano scrupolosamente la legge. Tutti due vengono definiti tali nel momento in cui non la osservano.
Giuseppe di Arimatea, presentato nel vangelo di Luca come un membro del Sinedrio, avvolge il corpo di Gesù, morto come il peggiore dei peccatori, preparandolo alla sepoltura e venendo così meno a ogni legge di purezza.
Giuseppe, lo sposo di Maria, avrebbe dovuto accusarla pubblicamente, facendole così rischiare la lapidazione, ma sceglie di fare diversamente ed è questa decisione ‘altra’, questa apertura a modalità diverse, che gli permette di sognare e ascoltare un angelo. “Quando si destò dal sonno Giuseppe fece come l’angelo gli aveva detto”. Giuseppe non parla, si immerge nell’ascolto e fa.
Che questo avvento sia anche per noi l’occasione per riconoscere il Dio in cui crediamo in un piccolo, impotente bambino, permettendoci così di sognare, immergendoci nell’ascolto, per poterlo accogliere come hanno fatto Maria e Giuseppe e fare della nostra vita un segno di questa accoglienza.
Donatella Mottin