La casa è diventato il mio guscio. Un guscio caldo, protettivo, in cui tornare la sera. Un abbraccio illuminato nei tardi pomeriggi di marzo quando il lockdown si era fatto più stringente e pochi potevano sfrecciare lungo le vie della città. Casa uguale a sicurezza, abbraccio, protezione, cura. Da lì, ogni sera, attraverso la televisione, si apriva la finestra su un mondo sempre più chiuso, in balia di un virus piccolo, piccolo, ma terribilmente insidioso. La casa a poco a poco è diventata la mia fortezza e ogni volta che uscivo per lavorare o per recarmi al supermercato diventava importante rientrare, trovarla lì, ad aspettarmi come aveva sempre fatto, ma come non avevo mai considerato.
A pochi chilometri dalla mia fortezza, mia nipote Ilaria era chiusa nella sua, ma all’interno di essa, c’era un’altra fortezza forte e inespugnabile: il suo corpo stava nutrendo una nuova vita, anch’essa inizialmente piccola piccola; più i giorni della chiusura aumentavano, più la pancia cresceva.
Diventare mamma al tempo della pandemia; diventare guscio accogliente, caldo, nutriente; trovare la forza di resistere quando i contagi aumentano, l’ospedale diventa un posto poco sicuro dove ogni giorno, per motivi di salute pubblica, si stringevano le maglie dell’ostetricia: a fine marzo possono accedere solo le mamme, i papà vedranno il bambino dopo 4 giorni, alle dimissioni. Ma Ilaria si fa casa per il suo piccolo Edoardo; riusciamo a vedere la pancia, che tanto piace perché carica di vita, solo attraverso le video chiamate. Stiamo tutti lontani per evitare qualsiasi possibile contagio. Edoardo è al sicuro, protetto da una famiglia allargata che si chiude nelle proprie case anche per proteggere lui.
Più case, la mia, quella di Ilaria, quella di mia sorella, tutte chiuse in un cerchio magico di protezione totale.
I giorni passano, arriva aprile; il governo annuncia che nei primi giorni di maggio si potrà cominciare ad aprire un po’. Anche l’utero di Ilaria comincia ad aprirsi, c’è nell’aria una sorta di trepidazione da parte di tutti noi, nelle nostre famiglie, l’attesa della bella notizia; ne abbiamo tutti bisogno. E finalmente, arriva! Edoardo è nato nella serata del 25 aprile.
E’ veramente festa di liberazione, di gioia, di vita!
Ora è tornato a casa, anche lui al sicuro tra le sue mura, ancora per un po’.
Ben arrivato, piccolo Edoardo, buona vita a te, a mamma Ilaria e a papà Nicola: la tua famiglia, la tua casa!
Francesca Nardin