Ampia e qualificata la partecipazione alla terza Giornata di studio su “Chiesa di donne e uomini corresponsabili
nella diaconia”. Anche quest’anno, il 20 ottobre, provenienti da tutta
Italia, hanno gremito il Centro di formazione “Ottorino Zanon” di Vicenza,
quanti hanno aderito all’iniziativa organizzata dalla Pia società San
Gaetano, dall’Associazione Presenza Donna delle suore
Orsoline, dal Coordinamento teologhe italiane, dalla Comunità del
diaconato in Italia, dalla Diocesi di
Vicenza e con il patrocinio della Commissione per il diaconato permanente
della Conferenza episcopale del Triveneto. La giornata, preceduta venerdì 19
ottobre da un dialogo teologico sul tema, si colloca come un’ulteriore tappa
del cammino di una Chiesa tutta sinodale voluta dal Vaticano II ed oggi
rilanciata con forza da Papa Francesco, con lo scopo di scoprire insieme nuovi
percorsi, affinché donne e uomini siano effettivamente corresponsabili
dell’annuncio del Vangelo, per la crescita della comunione a tutti i livelli, testimoniando
la dimensione diaconale della Chiesa.
Molteplici e ricchi di ulteriori sviluppi gli spunti di riflessione
offerti, a partire da quelli introduttivi della teologa Serena Noceti che ha presentato l’icona biblica di Debora, Barac e
Giale, il team che con la forza di Dio libera il popolo d’Israele, grazie alla
sapiente lettura degli eventi di Debora e alla sua sagacia strategica. Le ha
fatto eco il teologo don Dario Viviancon una serie di significative provocazioni sulla corresponsabilità che
chiamano in causa un serio ripensamento del ministero ordinato, entro il quadro
ecclesiologico della sinodalità, affinché possa davvero attivarsi un
discernimento comune nella lettura dei segni dei tempi e delle pratiche che sanno
trasformare “le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni
struttura ecclesiale” (EG 27) per poter annunciare il
Vangelo a tutti. Una declinazione in tal senso è stata quella proposta dalla
teologa Morena Baldacci dal punto di
vista liturgico-simbolico, che rivisitando la sua esperienza di tredici anni di
conduzione di una parrocchia senza prete, ha additato il sogno di una Chiesa
corale e salmodiante come esito di una vera reciprocità di tutti i battezzati. Così
come si sono inserite “a pennello” le istanze poste dalla teologa Simona Segoloni dal punto di vista
della leadership e del potere, che non sono affatto sinonimi e che devono
essere ripensati come strumenti per dare vita e vita in abbondanza a tutti,
partendo dal mettere in pratica la sinodalità con strutture e processi che
“costringono” all’ascolto di tutto il popolo di Dio.
Più di un centinaio dei presenti hanno condiviso il lavoro laboratoriale del
pomeriggio introdotto da fr. Enzo Biemmi,
il quale partendo dal terzo principio di Evangelii
gaudium, la realtà è più importante dell’idea, ha illustrato il significato
di un metodo che dalle pratiche (il discernimento) arriva fino alla riflessione
teologica. Teoria e prassi in dialogo attraverso tre laboratori sul
discernimento della vocazione al diaconato, sulla pastorale insieme, preti,
diaconi, laici, uomini e donne e sulla relazione di reciprocità uomo-donna.
Ogni gruppo, dopo l’introduzione del rispettivo moderatore/moderatrice, ha
avuto modo di ascoltare l’esperienza di due testimoni sul tema e poi di
dialogare in piccoli gruppi attraverso una griglia di domande che ha permesso a
tutti di portare il proprio contributo di riflessione nell’ascolto reciproco.
Una micro-esperienza sinodale per provare ad immaginare concretamente il
ripensamento della Chiesa inclusiva ed in uscita che ha una sua icona luminosa
in At 6,1-6, l’istituzione dei sette diaconi alle mense, come suggerito da
Serena Noceti che ha concluso la giornata. Una Chiesa capace di riconoscere il
“grido della realtà”, di affrontare i problemi con chiarezza, senza
misconoscerli o girarci intorno e di individuare criteri e orientamenti fino a
disegnare un volto nuovo di Chiesa: una nuova diaconia, dando l’opportunità anche
ai presbiteri di scoprire meglio la propria.