Dossier “Donna e pace” 3
| L’impegno primario della donna al fine di promuovere una cultura di pace come cultura dell’umano non è quello di rendersi autonoma rispetto all’uomo, ma di diventare se stessa, di sviluppare la propria identità di persona-donna nel contesto socio culturale in cui si trova a vivere.
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Le vie attraverso le quali le donne possono contribuire ad elaborare una cultura di pace non sono vie esclusive a loro riservate, ma vie da percorrere insieme agli uomini in un reciproco potenziamento dell’umano, liberato dalle rispettive identità negative.
Ma i punti di partenza degli uomini e delle donne in questo comune cammino non sono allo stesso livello. La donna parte da posizioni svantaggiate, ma le posizioni potrebbero rovesciarsi se si comincia a pensare di costruire una realtà sociale nuova, in cui si privilegia l’essere-con e la categoria dell’alleanza, rispetto a quella del possesso e della conquista.
Dal punto di vista psicologico, l’impegno primario della donna al fine di promuovere una cultura di pace come cultura dell’umano, non è quello di rendersi autonoma rispetto all’uomo, ma di diventare se stessa, di sviluppare la propria identità di persona-donna nel contesto socio culturale in cui si trova a vivere, assumendo la responsabilità della propria diversità, consapevole della portata storica del suo contributo.
Il compito educativo è immane e prioritario e suppone la capacità di stabilire relazioni personali autentiche fin dalle prime fasi dello sviluppo, contribuendo a promuovere nel quotidiano la qualità della vita.
Quindi, una cultura di pace rappresenta la possibilità ed insieme la difficoltà del futuro, perché la società futura si presenta sempre più impegnata a rispondere ai bisogni di base di una popolazione crescente e giovane: bisogni di cibo, di abitazione, di educazione, di lavoro che se vengono disattesi porteranno immani conflitti.
Ma una cultura di pace rappresenta anche una sfida da non perdere, pena la nostra autodistruzione.
Se vuoi la pace… costruisci la pace: intorno a te, per gli altri.
Canzone della pace
Se ti capiterà di conquistare dei gradi e armi, o mio grande padre, ti prego che nessun bambino rimanga orfano per colpa tua. So che la vita non è più una fiaba però, ti prego, o mamma che nessuna madre sia triste e debba mantenersi da sola. E tu, fratello, quando crescerai come papà sta attento che nessun bambino per colpa tua rimanga senza fratello. E tu sorella, quando sarai lontana ricordati dei miei capelli di seta, e che nessun occhio versi lacrime di tristezza. Quando in te nasce il serpente, capitano tremendo, uccidi il serpente affinché io non rimanga senza madre e senza padre. Quando si scontrano i pianeti che l’amore vi segua stando in disparte così che ogni bambino sia vostro, così che ogni madre sia vostra. (una ragazza della Bosnia) |
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Per approfondire:
Colombo A., Masini E., “Contributo della donna a una cultura di pace. Approccio psico-sociologico”, in La pace: sfida all’università cattolica, Roma, Herder – FIUC, 1988.