Dossier “Donne e chiesa” 1
La questione femminile che diventa questione teologica – e di conseguenza ecclesiale -, esige l’inclusione delle donne come soggetti attivi nell’ambito teologico. È proprio l’essere soggetti del fare teologia che distingue la teologia femminista dalla teologia della donna, sorta negli anni cinquanta e che si riduceva ad una riflessione sulla donna. Essa vuole arricchire l’esperienza della fede, la sua formulazione e la sua espressione, introducendo il pensare delle donne per una “teologia dell’integralità”, che reagisce a quella unilaterale odierna.
“Il principio critico della teologia femminista è l’affermazione e la promozione della piena umanità delle donne; tutto ciò che nega, sminuisce o distorce la loro piena umanità deve perciò essere ritenuto non redentivo” afferma Rosemary Ruether; teologa americana che ha contribuito, nell’ambito della teologia sistematica, a reinterpretare il cristianesimo da una “religione patriarcale” ad una “religione umanitaria”, in cui Dio é sperimentato vicino e il suo regno di liberazione richiede una prassi adeguata. |
L’interrogativo se Dio come Padre rientra nella cultura patriarcale, emerge con forza; la riflessione si fa accesa e complessa, con approdi diversificati. Mary Daly critica fortemente la visione cristiana e con radicalità dice: “Se Dio è maschio allora il maschio è Dio. Il problema consiste nel trasformare l’immaginario collettivo in modo che questa deformazione dell’ispirazione cristiana alla trascendenza perda credibilità“. |
Per Elizabeth A. Johnson Dio è “Colei che è”. Nella sua dimensione trinitaria, “tracciando i modi vivificanti dello Spirito, la storia liberante e compassionevole di Gesù Sofia, e il mistero generativo della Madre Creatrice, diventa chiaro che l’esperienza di Dio ha molte facce“. Dio vivente esprime la sua natura trinitaria nella comunione e nella relazione.
Occorre riconoscere la povertà dei termini e dei simboli usati per esprimere Dio e trovare una ricchezza di linguaggio, che offra una visione più olistica di Dio stesso, che è in sé trascendenza e non è riducibile dentro i nostri schemi mentali e linguistici.
L’interrogativo sulla visione di Dio si ripercuote anche sulla cristologia con una domanda altrettanto radicale: “Può un salvatore maschio essere di aiuto alle donne?”. La biblista Letty M. Russel afferma che “l’opera di Cristo non fu prima di tutto quella di essere maschio, ma quella di essere il nuovo essere umano“, che riassume in sé l’essere maschile e femminile (anthropos). La discussione offre degli orizzonti inediti, con relative conseguenze in campo ecclesiologico, a proposito della leadership delle comunità cristiane, finora accessibile solo agli uomini, assumendo la tesi che Gesù era maschio.
Elisabeth Schussler Fiorenza recupera l’integralità di Gesù come “figlio di Miriam e profeta della Sophia” e approfondisce le conseguenze ecclesiologiche dell’uguaglianza di uomini e donne. L’uguaglianza non deriva solo dall’essere creati a immagine divina, ma anche dal battesimo. È chiara la formula battesimale citata da San Paolo in Gal 3, 28 (“Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero, non c’è più maschio e femmina, poichè siete uno in Cristo“), da cui si evince che in Cristo non ci sono più privilegi, né rapporti di dominio. Per questo la Shussler invita a “lottare per vivere e realizzare la nostra chiamata al discepolato di uguali“; essere chiesa significa essere discepoli e questo costituisce il principio guida per il rinnovamento delle nostre comunità cristiane, che nel corso della storia si sono gerarchizzate e clericalizzate. |
La teologa latino-americana Ivone Gebara, si apre ad una visione unitaria e riconciliata dell’essere umano che vive la reciprocità nella somiglianza e nella differenza e afferma che “la questione del cambiamento del potere nelle chiese non è solo concezione di spazi per una partecipazione più ampia delle donne. Si tratta di una |
È proprio sulla modalità dell’essere donna – che vede implicato anche l’uomo – che si ferma la riflessione della teologa uruguaiana Maria Teresa Porcile Santiso. La sua ricerca porta alla visione della donna come “spazio di salvezza”, aperta all’accoglienza e alla relazione. Il suo corpo è un corpo pasquale, che porta vita e speranza. “Gesù lo sa e segna – secondo il Vangelo di Giovanni – la sua
La riflessione teologica continua e si arricchisce di nuove voci teologiche; esprimono prospettive, luoghi socioreligiosi diversi e anche i mille colori dei volti delle donne, che condividono le loro esperienze di fede e si riconoscono nella loro sororità:
Sii benedetta, sorella mia,
sii benedetta nel tuo cammino
Va dunque tranquilla, sorella mia,
lascia che il coraggio sia il tuo canto.
Tu hai parole da dire, a modo tuo,
e stelle per illuminare la notte.
E se ti senti stanca
e il canto del tuo cuore non ha ritornello,
ricorda che ti staremo aspettando
per risollevarti.
E noi ti benediremo, sorella nostra.
(Dal Blessing Song di Marsie Silvestro)
Per approfondire:
Mary Daly, Al di là di Dio Padre, Editori Riuniti, 1990.
Maria Teresa Porcile Santiso, Con occhi di donna, EDB,1999.
Elisabeth Schussler Fiorenza, In memoria di Lei, Claudiana, 1990.
Elisabeth Schussler Fiorenza, Gesù figlio di Miriam, profeta della Sofia, Claudiana, 1996
Ivone Gebara, Noi figlie di Eva, Cittadella Editrice, 1995
Letty M. Russel, Teologia femminista, Queriniana,1997
Rosemary Ruether, Per una teologia della liberazione della donna del corpo della natura, Queriniana,1976