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ELISA SALERNO TEOLOGA ANTE LITTERAM

La pubblicazione di sr. Michela Vaccari

LAVORATRICE DEL PENSIERO


Elisa SalernoUn titolo, un programma di vita! La pubblicazione su Elisa Salerno che sarà presentata il prossimo 20 novembre presso il Seminario teologico di Vicenza, è lo sviluppo di quanto anticipato nel titolo che riassume in poche parole, ciò che è stata Elisa Salerno, lavoratrice del pensiero, e  ciò che studi appassionati su di lei hanno fatto emergere, il suo essere una teologa ante litteram.


Oramai Elisa Salerno è abbastanza di casa, ma averne sentito il nome non significa conoscerla in profondità, stimarla come donna e come pensatrice. La pubblicazione vorrebbe essere un’ulteriore aiuto per restituire, in modo integro, Elisa Salerno alla sua città, alla sua chiesa locale e a quanti vogliono conoscere un pezzo di storia attraverso lo sguardo di una donna.


La forza di Elisa Salerno è stata la sua brillante intelligenza, investita nello studio da autodidatta e nella lettura dei periodici del tempo per essere informata su tutto quanto succedeva al di fuori del suo piccolo mondo familiare, sociale ed ecclesiale. Questo ha permesso ad Elisa di essere attenta scrutatrice dei tempi, delle necessità meno immediate ed evidenti, come potevano essere la povertà spirituale e morale, l’ignoranza, lo sfruttamento, ma non meno devastanti soprattutto per la donna.


Mentre si occupa della gestione della forneria di proprietà dei genitori, riconosce in maniera chiara una delle sue cinque vocazione: essere una lavoratrice del pensiero. In modo quasi timoroso ma al contempo determinato confida al padre Antonio il suo desiderio di possedere una stamperia per poter pubblicare articoli e fare della comunicazione una via di formazione e di cultura.


L’essere lavoratrice del pensiero non è stata solo un’aspirazione personale: infatti lotta perché diventi un’aspirazione delle donne, perché possano essere coinvolte oltre che nell’ambito domestico anche nell’ambito sociale ed ecclesiale a partire da un’attitudine, quella del saper pensare e ragionare, che non è esclusiva del maschile.


Questo desiderio di esserci in modo significativo, confuso con il femminismo rivendicazionista, è costato alla Salerno l’accusa di modernismo, l’allontanamento dalla Chiesa e la morte in totale solitudine. In realtà, la Salerno non vedeva nell’esserci solo un diritto, ma soprattutto un dovere, un’obbedienza a Dio che fin dagli inizi ha voluto l’uomo e la donna responsabili insieme della storia, impegnati entrambi a promuovere il bene, collaboratori in dialogo tra loro e con il Creatore, per la costruzione di una nuova civiltà dell’amore, promotori della giustizia e della pace non solo come doni di Dio, ma anche come impegno sulla terra.


Questa profonda convinzione  ha portato la scrittrice vicentina a compiere un cammino di ricerca e di studio, ad addentrarsi nel mondo della teologia e dell’esegesi biblica per trovare risposte alle sue intuizioni, maturando un ‘pensiero teologico’ che oggi può confrontarsi, pur con tutte le incertezze dovute al suo essere autodidatta, con quanto il Concilio Vaticano II ha affermato in ambito antropologico ed ecclesiologico; da qui il definirla teologa ante litteram.


La triste scoperta della teoria aristotelica del maschio occasionato, che Tommaso riprende per definire la donna, ha segnato l’inizio del suo percorso intellettuale, ma anche l’inizio di un travaglio spirituale: non ha mai trovato una risposta al perché S. Tommaso, uomo di cultura teologica e filosofica, illuminato dalla fede, abbia accettato e portato avanti una simile teoria. Ecco l’appassionata ricerca nei testi della Scrittura per poter confutare questa lettura distorta della realtà e affermare con autorevolezza che, sia l’uomo che la donna, sono ad immagine e somiglianza di Dio, creati differenti ma per la comunione, paradigma di ogni altra relazione.


Questo, per Elisa Salerno, è il femminismo: riconoscere alla donna una dignità e una vocazione iscritti nel suo essere persona come l’uomo, depositaria di un bagaglio umano e spirituale da mettere a disposizione dell’umanità, anch’essa bisognosa dell’apporto femminile.  


Il libro vuole fare da ponte tra il femminismo di Elisa Salerno, diverso da quello legato alle suffragiste americane, e la Chiesa da sempre in rapporto dialettico. Rapporto che da sempre è stato motivo di sospetto nei confronti di una credente che prima di ogni altra cosa ha voluto rimanere cattolica, se pur in modo nuovo, non tradizionalista, non più legato alle sole pratiche di pietà.


È necessario mettere in luce lo stretto rapporto che Elisa ha sempre voluto avere con la Chiesa, che sentiva maestra di verità, che riconosceva come segno della presenza di Dio e fonte di autorevolezza e di corretta interpretazione della fede; ma sentiva anche la necessità di una Chiesa capace di accogliere la sfida dell’Incarnazione ed essere così sempre più ad immagine e somiglianza di Cristo, che ha scelto di contaminarsi con l’umanità senza paura di perdere la propria identità.


Questa Chiesa di Cristo era per Elisa un approdo sicuro, un riferimento costante: mai ne ha messo in discussione l’appartenenza e l’obbedienza. Per il suo spiccato senso ecclesiale si è battuta fortemente perché anche la dimensione umana di questa istituzione brillasse sempre più della verità di Cristo, senza lasciar prevalere le logiche umane e di potere. Da qui la fittissima corrispondenza con il papa, con i vescovi, con uomini e donne impegnati nella politica: il suo non voleva essere un lamento lasciato alla chiacchiera, ma un parlare capace di cambiare le cose, di migliorarle, non solo per la donna, ma per tutta la società che non poteva, e non può, fare a meno del contributo della donna.


Elisa aveva ben chiaro quale poteva essere il suo ruolo di donna e di laica, di credente e di lavoratrice: chiede che siano riconosciuti i diritti di ogni persona, chiede che anche la donna possa avere spazi di realizzazione fuori della famiglia senza dover rinunciare alla maternità, chiede che sia valorizzata per le sue doti intellettuali, chiede la possibilità di istruzione e di formazione per una autonomia di pensiero e di azione.


A fare la differenza con il femminismo comunemente inteso è proprio Elisa Salerno con la sua convinta scelta di fede, di amore per Cristo e per la Chiesa.


Una corretta ermeneutica, ma soprattutto una figura come quella della Salerno, impongono la paziente ed affascinante avventura di scoperta e di conoscenza dei tanti aspetti di cui si compone la sua vita, paradossalmente venuta alla luce solo dopo la sua morte. Il libro, editato da Effatà nella collana “Sui Generis, curata dal Coordinamento delle Teologhe Italiane, è un’occasione per poter accorciare le distanze che ancora separano Elisa Salerno da tanti di noi un pochino scettici e tentati di estrapolare qua e là affermazioni o interi scritti che potrebbero solo confermare molti degli attacchi ingenerosi che Elisa Salerno ha dovuto subire.


Il libro vuole raccontare una pagina di femminismo cattolico e di appassionare ad una figura che provoca ancora oggi e aiuta, noi donne in particolare, a non perderci d’animo nell’essere presenza significativa nella situazione attuale, ad essere segno visibile di partecipazione con quell’innato senso relazionale che rimanda a modelli di comunione più che d’autorità, tipicamente femminili.


Il libro vorrebbe dire, ancora una volta, alla città e alla Chiesa di Vicenza e non solo che Elisa Salerno non si è preoccupata di conquistare potere ma di servire il Vangelo. 


Sr. Michela Vaccari