Una riflessione sulla quaresima che stiamo vivendo
Sono giorni strani che nessuno avrebbe immaginato di vivere, giorni difficili che spaventano, che ci fanno sperimentare la precarietà della vita e la necessità di con-versione ben più del pizzico di cenere che avremmo potuto ricevere nel mercoledì che dava inizio alla Quaresima. Se sono tempi difficili, allora bisogna trovare energie nuove: non solo “andare avanti” come si sente dire spesso dalle persone, ma andare più in profondità, delle cose e di noi stessi.
Per chi è credente, non penso debba essere vissuto come un “caso” che questo periodo inglobi la Quaresima, togliendo tutta la ritualità delle celebrazioni e invitando a viverla in modo diverso. L’antica sapienza d’Israele pensava che il feto concepito prendesse vita, nel grembo della donna, dopo quaranta giorni e questo numero diventava, quindi, anche simbolo e speranza di novità, di una vita che cominciava, ancora.
Possiamo farci aiutare da Etty Hillesum che ha vissuto una realtà storica ancora più dura e tremenda, trovando comunque in essa germogli di vita:
“Fa che io compia amorevolmente le piccole azioni di ogni giorno. Allora quel che farò, o il luogo in cui mi troverò, non avrà più molta importanza […]. Il dolore ha sempre preteso il suo posto e i suoi diritti, in una forma o nell’altra. Quel che conta è il modo con cui lo si sopporta, e se si è in grado di integrarlo nella propria vita”.
Nei telegiornali di questi giorni, è angosciante soprattutto sentire il numero dei morti pensando a quei volti e a quei corpi, spesso anziani e più fragili, che muoiono senza la possibilità di un ultimo abbraccio, di qualcuno che li tenga per mano. Ieri una carissima amica mi ha scritto: “È morta la mia anziana zia e non ho potuto nemmeno salutarla; spero che sia stata mia mamma – morta da molti anni – ad accoglierla”. È bello pensare, e pregare, che se non possiamo farlo noi, siano i cari morti/viventi di ciascuna e di ciascuno ad accogliere chi muore da solo.
“Proprio mentre qualcosa di terribilmente negativo sta accadendo, continua ad accadere il bene che è da sempre e che è futuro” (Etty Hillesum).
Donatella Mottin