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Fiumi d’acqua viva. Scrittura e preghiera.

Commenti al femminile ai vangeli della domenica, anno A

 







copertina quaderno Fiumi d'acqua viva 

 “Dammi un po’ d’acqua da bere” (Gv 4,8).


A chi può chiedere questo, in un meriggio assolato, un uomo di Nazareth di nome Gesù?


Ad una donna, naturalmente, con molta probabilità ricordando il volto femminile c


he per primo intravvide prendersi cura della sua sete e della sua fame. Da allora, l’acqua non è più solo elemento che calma l’arsura del corpo;


si lega indissolubilmente alla sete del cuore


e diviene simbolo della relazione cercata, donata, accolta.


 


Le donne, nella Bibbia, sono spesso al pozzo e là incontrano gli uomini venuti pellegrini per essere dissetati. S’intrecciano relazioni che fanno eco alla “sola carne” (Gn 2,24) degli inizi e così va avanti la storia della salvezza.
Colui che è l’acqua (Gv 4,14) non sfugge a questa regola e si fa abbeverare da una donna, per di più samaritana e di non specchiati costumi. Il maschile si fa reciproco al femminile anche (e soprattutto) dove appare la “maschilità esemplare” del Figlio dell’uomo.
“Fiumi d’acqua viva” (Gv 7,38) sgorgano da questo incontro e noi non cessiamo di attingere per vivere una fede dove le differenze non si cancellano ma si comunicano.
Alcune amiche donne si sono confrontate con la parola di Dio e l’hanno fatta risuonare nei loro corpi e nei loro cuori; nel femminile che esse sono e in quello del nostro tempo di cui siamo interpreti; nella scelta religiosa che le vede compagne di Giovanna Meneghini e incarnare il carisma orsolino; nella ecclesialità locale e universale vissuta con consapevolezza critica e amorosa; nella scansione liturgica dell’anno celebrato domenica dopo domenica quale dono di grazia da attualizzare.
Sono parole dalla e nella Parola, echi di quella eco che Gesù di Nazaret è dell’Abbà buono, illuminazioni chiaroscurali offerte come riflesso della Luce.
Riflessione? Poesia? Preghiera? Tutto questo, forse, ma anzitutto riverbero di quanto avviene nel mistero dell’incontro tra chi si è consegnato ad una nuzialità paradossale (il vangelo parla pur sempre di “eunuchi” e la storia della salvezza è piena di “sterilità” consegnate a Dio) e lo Sposo assetato del nostro aver sete di Lui – secondo la splendida espressione di Agostino.


 


Dario Vivian