Commenti al “femminile” alla Parola di Dio
“Dammi un po’ d’acqua da bere” (Gv 4,8). A chi può chiedere questo, in un meriggio assolato, un uomo di Nazareth di nome Gesù? Ad una donna, naturalmente, con molta probabilità ricordando il volto femminile che per primo intravvide prendersi cura della sua sete e della sua fame. Da allora, l’acqua non è più solo elemento che calma l’arsura del corpo; si lega indissolubilmente alla sete del cuore e diviene simbolo della relazione cercata, donata, accolta(…) “Fiumi d’acqua viva” (Gv 7,38) sgorgano da questo incontro e noi non cessiamo di attingere per vivere una fede dove le differenze non si cancellano ma si comunicano.
Alcune amiche donne si sono confrontate con la parola di Dio e l’hanno fatta risuonare nei loro corpi e nei loro cuori, nella scansione liturgica dell’anno celebrato domenica dopo domenica quale dono di grazia da attualizzare.
Sono parole dalla e nella Parola, echi di quella eco che Gesù di Nazaret è dell’Abbà buono, illuminazioni chiaroscurali offerte come riflesso della Luce.
Riflessione? Poesia? Preghiera? Tutto questo, forse, ma anzitutto riverbero di quanto avviene nel mistero dell’incontro tra chi si è consegnato ad una nuzialità paradossale (il vangelo parla pur sempre di “eunuchi” e la storia della salvezza è piena di “sterilità” consegnate a Dio) e lo Sposo assetato del nostro aver sete di Lui – secondo la splendida espressione di Agostino. |
Dario Vivian
dalla presentazione al primo quaderno