Scritura e preghiera. Commenti al femminile, anno A
Impariamo a benedire
Domenica delle Palme
Is 50, 4-7,Fil 2, 6-11,Mt 26, 14-27, 66
“Ordinate il corteo con rami frondosi
fino ai lati dell’altare” (Sal 118,19).
I pellegrini salgono gioiosi,
tra canti di festa a Gerusalemme, al tempio del loro Dio.
Li accoglie la benedizione
del sacerdote che ripete a tutti:
“Benedetto colui che viene nel nome del Signore”.
La folla giubilante fa sua
questa acclamazione per salutare
il Principe della pace, Gesù,
che avanza umile e mansueto,
con dignità regale, per riformare
la mente e il cuore degli uomini.
Per questo l’osanna deve risuonare
nell’alto dei cieli, presso la dimora di Dio.
E’ il solo esempio di benedizione
rivolta direttamente a Gesù, nel Vangelo.
Eppure nessuno corrispose mai
al ritratto dell’essere benedetto
come Gesù, nel quale dio rivela,
mediante splendidi segni, la sua potenza e la sua bontà.
Quando, con la morte e la risurrezione
avrà consumato la sua opera di redenzione,
l’intero cielo lo acclama:
“Agnello degno di ricevere la potenza, l’onore,
la gloria e la benedizione” (Ap 5,12).
Per molti la parola “benedire” evoca
una forma superficiale di religione,
fatta di formule borbottate, di pratiche vuote di senso,
alle quali tanto più si tiene, quanto meno si ha fede.
La benedizione, invece, è un dono
in profondo rapporto con il mistero della vita.
Il bene che essa apporta non appartiene
alla fede dell’avere, ma dell’essere.
Gesù, benedetto dal Padre:
“Tu sei il mio figlio amato, in te mi sono compiaciuto!”,
non perde mai quest’intima convinzione.
“Abbiamo bisogno di una continua benedizione
che ci consenta di ascoltare, in modo sempre nuovo,
che apparteniamo ad un Dio amorevole,
che non ci lascerà mai soli,
che ci ricorda che ad ogni istante
della vita siamo guidati dall’amore” (Nouwen).
Abbiamo bisogno della benedizione
che rassicura il nostro essere
ansiosi, paurosi ed insicuri.
Abbiamo tutti bisogno di sentire
che si dicono cose buone di noi.
Quando Dio ci benedice fa brillare il suo volto su di noi,
ci protegge, ci dona pace (Num 6,24).
A sua immagine anche noi siamo chiamati
a passare nel mondo offrendo benedizione
per risvegliare la verità e la bellezza
che ciascuno porta in sé.
sr Graziana Morandin