Commento ai Vangeli della Quaresima a cura di Donatella Mottin
Mercoledì delle Ceneri / Mt 6,1-6.16-18
“Il Padre tuo che vede nel segreto…”
Il brano del vangelo del giorno delle Ceneri ci invita a un cammino quaresimale vissuto ‘nel segreto’; un cammino che va in profondità e che ci chiede di trovare tempi, anche brevi e soprattutto incarnati nella nostra quotidianità, per vedere come sta il nostro mondo interiore. La quaresima diventa allora viaggio di liberazione attraverso il deserto che è, a volte, la nostra interiorità, riconoscendo con gratitudine anche le oasi che ci permettono di respirare, di scoprire intorno a noi, nelle persone e nella natura segni della vicinanza e condivisione di un Dio che comprende tutte le nostre fatiche perché si è fatto umano per mostrarci la possibile pienezza di umanità.
“Si vive tanto e la vita trabocca di esperienze… talvolta il momento fondamentale di una giornata è la quieta pausa tra due respiri profondi, quel tornare fino a se stessi in una preghiera di cinque minuti”. (Etty Hillesum)
I domenica / Lc 4, 1-13
“Gesù gli rispose…”
Il male esiste e forse mai come in questo periodo ne facciamo esperienza: la pandemia, non ancora conclusa, non ci ha probabilmente reso migliori, forse solo più consapevoli della fragilità degli esseri umani e dello strazio di rapporti strappati e ora la guerra alle porte dell’Europa, con le sue immagini di violenza, distruzione e morte, rende ancora più evidente la presenza del male. Dobbiamo chiedere costantemente al Signore di aiutarci a non farci fagocitare dal male, ma anche a saper rispondere ad esso.
“Se tu sei il figlio di Dio, dì a queste pietre di diventare pane”. Gesù non trasforma le pietre, ma durante la sua vita chiedendo l’aiuto di chi lo stava ascoltando, dopo aver moltiplicato cinque pani e due pesci li divide sfamando migliaia di uomini, donne e bambini. Gesù risponde al male diventando lui stesso pane, per saziare la nostra vita.
Dal punto più alto del tempio (luogo privilegiato per l’incontro con Dio secondo gli ebrei) Satana chiede a Gesù di gettarsi giù perché gli angeli lo avrebbero salvato impedendogli di inciampare. Gesù cadrà per tre volte durante la Via crucis: nella vita si cade, tutte e tutti. Le pietre delle nostre strade ci fanno inciampare. Aiutare chiunque a rialzarsi è compito affidato a ogni credente; rialzarsi fidandosi di Dio, è sapere che si può sempre ricominciare.
“Lo condusse in alto… e gli disse: “Ti darò tutto questo potere e la gloria…”. Gesù vive il momento della sua gloria quando è nudo, in alto sulla croce, quando sperimenta l’abbandono e la sofferenza più atroce e ciò nonostante dona lo Spirito. Al male si risponde solo con le scelte che si fanno nella vita.
II domenica / Lc 9,28b-36
“Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno, ma quando si svegliarono videro la sua gloria”
Ciò che opprime, impedisce di vedere. Dovremmo ricordarlo sempre per noi e per gli altri. Bisogna togliere l’oppressione per permettere di vedere e soprattutto comprendere ciò che accade nella vita. Gesù invita le sue discepole e i suoi discepoli a seguire il suo esempio, li invia ad annunciare la liberazione a chi è oppresso, a guarire chi è malato. Per questo prima di qualsiasi insegnamento, prima di ogni precetto da osservare, è necessario che la persona sia liberata. Sono nella libertà e nella consapevolezza di essere amati per come siamo è possibile destarsi dal sonno e vedere la novità di Gesù, scoprire in lui l’incarnazione di un amore così grande da accettare di essere riconosciuto solo a sprazzi, in esperienze di luce che sono solo brevi momenti, prima di scendere dal monte ed immergersi nella quotidianità.
III domenica / Lc 13,1-9
“… lascialo ancora quest’anno finché gli avrò zappato intorno e messo il concime”
Cosa fare perché ogni persona possa fiorire e dare frutti? La parabola di Gesù ci dice che le cose essenziali per far emergere queste possibilità sono zappare e dare concime.
Zappare è smuovere la terra intorno, permettere alle radici di sentire l’aria e respirare; far penetrare il nutrimento fin in profondità. Mettere il concime significa imparare a conoscere così bene la pianta da poter scegliere il nutrimento migliore.
Dedicare un lungo tempo per zappare e concimare dimostra che si crede nella possibilità di ottenere frutti. È quello che Dio fa con noi ed è bello in questa quaresima provare una gratitudine profonda per chi crede così tanto in ogni uomo e donna, da aspettare ancora e sempre continuando a offrire respiro e nutrimento, scommettendo sul fatto che daremo frutti.
IV domenica / Luca 15,1-3.11-3
“Quando era ancora lontano, suo Padre lo vide…”
Se il Padre vede il figlio quando era ancora lontano, vuol dire che non aveva mai smesso di guardare durante tutto il tempo in cui il figlio era stato via da casa. Questa resistenza nell’attesa e nella capacità di vedere in lontananza i ritorni è qualcosa da coltivare con pazienza e tenacia perché è segno di fiducia nell’azione di Dio nella vita dell’umanità e in quella di ciascuna e ciascuno di noi; nello stesso tempo è dire a Dio: “Continua a guardare per scorgere i nostri ritorni. Hai promesso di essere con noi fino alla fine del tempo e voglio credere alla tua promessa, ma tu non dimenticare di realizzarla, sempre”.
V domenica / Gv 8,1-11
“La donna era là in mezzo…”
Come Maria alle nozze di Cana, anche in questo caso una donna diventa colei che, pur senza parlare, provoca qualcosa di nuovo. Sorpresa in flagrante adulterio, è condotta davanti a Gesù dagli scribi e farisei e messa in mezzo per essere giudicata secondo la legge.
La sua fragilità, i suoi errori, la sua storia personale stanno in mezzo, tra la legge ebraica – che prevedeva in casi come questi la lapidazione – e un tempo nuovo.
Molte volte anche noi possiamo essere provocati dalle fragilità delle nostre sorelle e fratelli, come pure dalle nostre, che si pongono in mezzo tra il nostro modo di pensare, i nostri troppo frequenti giudizi e la possibilità di dare vita a qualcosa di nuovo.
C’è sempre qualcuno o qualcosa in mezzo, che ci chiede di trovare strade altre. Allora anche la quaresima può essere un tempo propizio per far scaturire dalle nostre vite nuovi gesti di misericordia e perdono.