La Grande Madre è un concetto, un’idea e, come tutte le idee forti, assume nella prospettiva storica quella pregnanza che dà forma alle azioni degli uomini e delle donne. A livello semantico il sintagma nominale -la Grande Madre- significa l’origine dell’essere e delle parole che danno corpo alla stessa idea di Grande Madre.
L’emergenza avviata in Italia dal DPDC il 9 marzo 2020 e poi diffusasi a livello planetario, mi induce a valutare attentamente il rapporto che l’umanità ha stabilito con l’idea della sua origine qui sul nostro pianeta Terra. […]
L’homo sapiens sapiens nutre sin dalle origini, un rapporto sacrale e devozionale con la Madre Terra, documentato dalle Veneri del Paleolitico. Quando nell’età neolitica diviene agricoltore, inizia a sfruttare le risorse idriche della Madre Terra e comincia a produrre il surplus che gli consente di dedicarsi alla cultura e di costruire città sempre più grandi e magnifiche.
Nella seconda rivoluzione della storia, quella industriale, lo sviluppo tecnologico amplifica la visione antropocentrica della specie umana fino ad oscurare completamente il rapporto sacrale con la sua origine, lasciando libero il campo all’indagine scientifica. Il risultato degli ultimi due secoli di trasformazioni tecnologiche, pur affascinanti e utili alla specie umana, è un pianeta al limite della sopravvivenza per l’aumento climatico; considerato un insieme di risorse che l’uomo è chiamato ad usare, dimentico della Grande Madre e per nulla incline a riconoscere la sostenibilità o meno della sua produzione.
Agli Eranos nel 1934, C.G.Jung per primo ripropone il concetto di Grande Madre nel panorama culturale occidentale del XX secolo, e lo definisce «forza elementare delle esperienze originarie» un archetipo femminile è un’immagine tanto irrazionale quanto necessaria alla ragione stessa, senza la quale la suprema facoltà umana non avrebbe senso come la luce senza l’oscurità. […]
La rappresentazione simbolica della Grande Madre evolve nel corso delle rivoluzioni storiche nelle forme oggettive e naturalistiche del Neolitico, funzionali all’economia primaria delle società rurali legata al ciclo delle stagioni, fino alle rappresentazioni più recenti dell’era industriale che codifica il simbolo materno in ordini e classificazioni scientifiche, finalizzate all’utilizzo delle risorse naturali per la produzione di merci. Senza volere ricercare una mitica età dell’oro, è sufficiente riflettere come l’ordine sociale ed economico creato dal genere umano negli ultimi quattro mila anni della sua storia abbia sovvertito, rivoluzionato quell’equilibrio che aveva stabilito con madre natura nei 45.000 anni precedenti della sua storia.
Anna Maria Ronchin