Il 29 marzo con l’autrice Widad Tamimi
Mercoledì 29 marzo alle 18.00 al CDS Presenza Donna (C.trà S. Francesco vecchio 20, Vicenza) ci sarà l’occasione di conoscere Widad Tamimi, scrittrice di origine palestinese, che presenterà il suo ultimo romanzo “Le rose del vento. Storia di destini incrociati” (Mondadori 2016). Insieme all’autrice interverrà Elisabetta Bartuli (Università Ca’ Foscari di Venezia). L’incontro è organizzato da Salaam Ragazzi dell’olivo e Presenza Donna.
In allegato la locandina dell’evento.
WIDAD TAMIMI (Milano, 1981) è figlia di un profugo palestinese fuggito
dall’occupazione israeliana del 1967 e di una donna di origini ebree, la
cui famiglia scappò a New York durante la Seconda guerra mondiale, è
cresciuta in Italia. Attualmente vive a Lubiana col marito e i due figli
e presta servizio nei campi di accoglienza ai profughi nell’ambito del
programma “Restoring Family Link” della Croce Rossa Slovena. Nel 2012,
per Mondadori, ha pubblicato il suo primo romanzo Il caffè delle donne. Scrive racconti per “Delo”, il principale quotidiano sloveno.
dall’occupazione israeliana del 1967 e di una donna di origini ebree, la
cui famiglia scappò a New York durante la Seconda guerra mondiale, è
cresciuta in Italia. Attualmente vive a Lubiana col marito e i due figli
e presta servizio nei campi di accoglienza ai profughi nell’ambito del
programma “Restoring Family Link” della Croce Rossa Slovena. Nel 2012,
per Mondadori, ha pubblicato il suo primo romanzo Il caffè delle donne. Scrive racconti per “Delo”, il principale quotidiano sloveno.
IL LIBRO
Si dice che il punto migliore per cominciare a raccontare una storia sia
l’inizio. Ed è ciò che l’autrice di questo romanzo fa: interrogare le
storie dei propri avi, dai rami dell’albero scendere fino alle radici.
Un impulso incontenibile, vitale: “Mi sento indecifrabile a me stessa.
Mi manca la chiave. Ripercorro la storia a ritroso, in cerca di una casa
che sia la mia”. Tessendo la trama delle proprie origini, Widad Tamimi
ci porta nel cuore tormentato del secolo appena trascorso. E ci racconta
di un padre, Khader, nato in Palestina, a Hebron, nel 1948, proprio
l’anno della fondazione dello Stato di Israele. La famiglia si era
trasferita a Gerusalemme in cerca di benessere, ma la guerra li ha
costretti a fuggire e a tornare nella città di origine. Sono poveri,
lavorano la terra, vivono in una stanza di mattoni e lamiera. Khader ha
un sogno: diventare un pediatra per aiutare i bambini del suo paese. Nel
1967 c’è una nuova guerra che li rende profughi per la seconda volta.
Scappano ad Amman, in Giordania. Ancora più indietro negli anni Carlo
Weiss, il nonno materno, nasce a Trieste nel 1924, è ebreo e si sente
fiero di essere italiano, la villa di famiglia è frequentata da
scrittori, musicisti, psichiatri. Finché, nel 1938, la situazione per
gli ebrei si fa insostenibile e Carlo e i suoi scappano, prima a
Losanna, poi a Londra, infine negli Stati Uniti. Carlo rientra in Italia
nel 1947, pochi mesi prima che la famiglia di Khader sia costretta a
fuggire da Gerusalemme. Incontra una donna, se ne innamora, nascono due
figlie. Anche Khader raggiunge l’Italia, per studiare Medicina. Conosce
la figlia maggiore di Carlo, bella e ribelle, tra i due nasce un amore
fortissimo. La prima delle loro figlie raccoglie l’eredità complessa di
uomini e donne sradicati dalla propria terra, sospinti dal vento
implacabile della Storia. Con coraggio, determinazione e inesausto
desiderio di riparare il passato per costruire il futuro, segue il
percorso di due esili incrociati, due destini che ci raccontano da dove
veniamo e ci chiedono dove vogliamo andare.