La riflessione di Donatella Mottin
“Mentre stava compiendosi
il giorno della Pentecoste,
si trovavano tutti insieme
nello stesso luogo” (At 2,1)
Il libro degli Atti degli Apostoli ci narra che la prima
comunità di Gesù, dopo la sua morte, si riuniva abitualmente a Gerusalemme “nella
grande sala al piano superiore” (At 1,13). Erano gli apostoli, altri
discepoli, Maria madre di Gesù e alcune donne (At 1,14).
Nello stesso luogo, si trovavano tutti insieme, anche nel
giorno di Pentecoste quando gli ebrei festeggiano l’antico dono della Legge,
consegnata a Mosè sul monte Sinai.
La nuova relazione che Gesù aveva instaurato tra tutti gli
esseri umani e Dio, aveva bisogno di una nuova Alleanza che si manifesta, per
la comunità di Gesù, con il dono dello Spirito Santo.
“… e tutti furono colmati di
Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo
Spirito dava loro il potere di esprimersi” (At 2,4).
L’essere “colmati” di Spirito Santo ha come prima
manifestazione il parlare in lingue diverse, poter comprendere e farsi capire
da tutti coloro che, provenienti da altri luoghi e realtà parlano anche lingue
diverse. La chiesa, che non può imporre un unico linguaggio, è chiamata allo
sforzo del dialogo che, frutto e forza dell’amore di Dio, non chiede a nessuno
di rinunciare alla propria identità e considera ricchezza per tutti, le
diversità di ciascuna e di ciascuno.