Un successo la presentazione di «Riscatto mediterraneo»
Mediterraneo nuova culla per speranza ed energie di cambiamento
Un numeroso e attento pubblico ha assistito allo splendido incontro
con Gianluca Solera, autore del libro Riscatto mediterraneo. Voci e luoghi di
dignità e resistenza. Ai saluti di Presenza Donna e delle rappresentanti
di ALDA (Association of Local Democracy Agencies) e «Salaam-Ragazzi dell’olivo»,
è seguito l’intenso dialogo tra l’autore del libro, attivista e scrittore con
grande esperienza nel campo della cooperazione internazionale, ed Elisabetta
Bartuli, arabista di Ca’ Foscari.
Riscatto mediterraneo, ha
raccontato l’autore, è un libro nato non a tavolino ma dalle emozioni forti
scatenate dalla primavera araba (Solera vive da qualche anno ad Alessandria d’Egitto),
ed è «il frutto di un amore coltivato in tanti anni per il Mediterraneo e la sua
gente», con la voglia di raccontare una stagione di lotte mediterranee (non
solo arabe) in modo non ideologico, ascoltando storie e persone, costruendo dal
basso il reportage, cucendo assieme le due sponde del Mediterraneo e la
capacità dei popoli di fare rete.
La presentazione del libro si è dunque a sua volta trasformata in un incontro
con le innumerevoli storie di dignità e resistenza (relegate ai margini delle
cronache mainstream) provenienti dai
territori euro-mediterranei. Due rive e
Paesi diversi (Tunisia, Egitto, Libia, Spagna, Grecia, Italia, Turchia,
Bosnia, ecc.) che si uniscono però nello
slancio del cambiamento, del «ribaltamento/capovolgimento». Con l’energia
vitale di un contagio che travalica i confini, all’insegna di alcune parole e
slogan che, il libro lo dimostra bene, sono trasversali alle culture e alle nazioni:
ovunque la richiesta sostanziale parla
di pane e lavoro, di libertà e di dignità; ovunque, le lotte mediterranee
associano politica ed economia.
«Ho voluto usare la parola
riscatto perché è da ritrovare una centralità del Mediterraneo, ma
soprattutto perché sta a significare che ci si riprende qualcosa di proprio. E questo
– ha proseguito Solera – accade nelle
piazze, alzando la voce, ma anche nel silenzio dei territori dove moltissime
persone lavorano con alleanze per progettare insieme soluzioni. […] Il grande insegnamento
dei giovani di Tunisia ed Egitto è che insieme agli altri puoi perdere la
paura, e fare grandi cose. Si crea comunità, e insieme si vince la paura (anche
della morte) diventando dei cittadini con diritti e doveri. Resistendo e al
tempo stesso costruendo alternative di dignità».
Bartuli ha poi fatto notare come una delle tesi portanti del libro di
Solera si opponga alla vulgata
mediatica secondo cui oggi «tutto è finito», e in ogni Paese «il sistema» ha
ripreso il sopravvento.
«Più che una tesi – chiarisce l’autore – è il frutto delle esperienze
e dei reportage di questi ultimi tre anni. Tutto
è iniziato, niente è finito. Anche in Egitto, dove ora al potere ci sono i militari.
[…] Ma dobbiamo pensare: cosa sono tre anni – e quante cose sono successe –
dopo un regime di trent’anni? Serve l’umiltà di darsi un respiro. Su questo
respiro può innestarsi la rivendicazione dei tanti giovani, quel “lasciateci
sognare” che dice che occorre anche del tempo per costruire il futuro. Ma la
storia non è finita! E in questo mondo i due terzi sono giovani!».
Molti gli aneddoti, molti i racconti condivisi sulle tante esperienze
di «ribaltamento», di nuova socialità, di incontro e buone pratiche partite dal
basso, superando vecchie categorie di separazione: «la distinzione universale ormai è tra chi ha diritti e chi non li ha.
I diritti e la dignità sono per tutti. Ho provato un’emozione grandissima
quando a Tel Aviv ho visto una ragazza ebrea alzare un cartello con su scritto “I’m
egyptian”, sono egiziana».
Nel conclusivo momento di dibattito con il pubblico si è ribadito il
carattere di opportunità che le crisi portano con sé; di raccontare esempi,
iniziative, progetti contro le crisi, storie che regalano speranza in una crisi
che permette di ripensare la propria responsabilità nella società. «Solo mettendosi
insieme ci si può confrontare e scontrare con un sistema che ci vuole
atomizzati, che mercifica tutto, che distrugge il pianeta, che ci rende
banalmente omologati ed egoisti competitivi. Il Mediterraneo però è da sempre
sinonimo di diversità, ospitalità, socialità, rete, condivisione… La soluzione sta in noi, possiamo essere
tutti agenti del cambiamento».
A suggello di un’esperienza davvero preziosa che continuerà con la
lettura del libro, la lettura di un componimento dello stesso autore, Popolo delle Tende, che riportiamo
integralmente qui sotto.
Popolo delle Tende
una poesia
Ciò che si eleva, converge
Le aste si piegano come archi di sagittari e
Le corde tendono i tessuti come funi di teatranti
Ciò che si eleva, converge
Così si innalzano le tende
Che puntando al Cielo segnalano la direzione
Ciò che si eleva, converge
O Popolo delle Tende
Tracciate il cammino
O Popolo delle Tende
Rischiarate il terreno nella penombra del crepuscolo
Per Amor di Dio
Per Dovere di Lucidità
Perché anche noi sedentari apriamo gli occhi
Con dolcezza
Popolo delle Tende
Martiri di Dea Speranza
Orfani di Padri della Patria
Profughi di Defunte Profezie
Insegnateci la Storia ed il Tempo
Educateci all’Immaginario
Liberateci dal Populismo
Nei vostri Lari di plastica e tela
Passate le stesse notti della Prima Umanità
Quando grande era la Terra e piccolo l’Uomo
Grazie a voi ritroviamo la nostra vera natura
Di Nomadi
Nomadi senza dimora fissa
Nomadi di identità molte
Popolo delle Tende
Dovunque abbiate accampato
Al Cairo come a Barcellona
Sotto il Partenone come su barconi al largo di Lampedusa
Tra le banche di Francoforte come tra robinie di una ferrovia per
Milano
Alle periferie di Gaza come sotto le torri di Tel Aviv
Popolo per Dignità
Fatelo per noi
Piantate una tenda
Aprite i vostri palmi e
Alzate lo sguardo perché
Ciò che si eleva, converge
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