Dossier “Dnna ed ecologia” 4
“I beni e le ricchezze del mondo, per loro origine e natura, secondo la volontà del Creatore servono effettivamente per l’utilità e il profitto di tutti, di ognuno, degli uomini e dei popoli. Per questo a tutti e a ciascuno s’impone un diritto primario e fondamentale, assolutamente inviolabile, di usare solidariamente i beni della terra, nella misura del necessario, per una realizzazione degna della persona umana”.
(Dal documento di Puebla, Episcopato Latino-americano, 1979) |
Collocandoci nel contesto del “principio” biblico, l’essere umano – in quanto “immagine e somiglianza di Dio” – costituisce l’immutabile base di tutta l’antropologia cristiana. E questa verità è partecipata ad una coppia: ambedue sono esseri umani, in egual grado l’uomo e la donna, ambedue creati ad immagine di Dio.
Il Papa Giovanni Paolo II sintetizza questa posizione al n. 6 di Mulieris Dignitatem (MD) dove dice anche che tale immagine viene trasmessa dai progenitori ai loro discendenti: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela” (Gn 1,28). Un versetto biblico che indica non solo il compito della procreazione affidato ad entrambi, all’uomo e alla donna, ma “il Creatore affida il ‘dominio’ della terra al genere umano, a tutte le persone, a tutti gli uomini e a tutte le donne, che attingono la loro dignità e vocazione dal comune principio” (MD, 6).
E’ quanto viene approfondito al n. 8 della Lettera alle donne: “Dopo aver creato l’uomo maschio e femmina, Dio dice ad entrambi: ‘Riempite la terra e soggiogatela’. Non conferisce loro soltanto il potere di procreare per perpetuare nel tempo il genere umano, ma affida loro anche la terra come compito, impegnandoli ad amministrarne le risorse con responsabilità? In questo compito, che in misura essenziale è opera di cultura, sia l’uomo che la donna hanno sin dall’inizio uguale responsabilità? A questa unità dei due – che non riflette un’uguaglianza statica ed omologante, ma nemmeno una differenza abissale – è affidata da Dio la costruzione stessa della storia? E’ un contributo di natura spirituale e culturale, ma anche socio-politica ed economica”.
Queste sono le parole chiarissime del Magistero, che ci inducono a riflessione e ci stimolano a chiederci quale contributo effettivamente può dare il ‘genio femminile’ a questi livelli, dai quali nella maggior parte dei casi, nel corso dei secoli, è stato estromesso.
Ciò riguarda il concetto stesso dello sviluppo nella sua “dimensione socio-etica, che investe le relazioni umane e i valori dello spirito. In tale dimensione – scrive il Giovanni Paolo II – spesso sviluppata senza clamore, a partire dai rapporti quotidiani con le persone, specie dentro la famiglia, è proprio al ‘genio della donna’ che la società è in larga parte debitrice? Si realizza (da parte loro) una forma di maternità affettiva, culturale e spirituale, dal valore veramente inestimabile, per l’incidenza che ha sullo sviluppo della persona e il futuro della società” (Lettera alle Donne, n. 9).
Il contributo che il ‘genio femminile’ può offrire nell’amministrare le risorse della terra, secondo il Papa “si rivelerà prezioso, perché contribuirà a far esplodere le contraddizioni di una società organizzata su puri criteri di efficienza e produttività e costringerà a riformulare i sistemi a tutto vantaggio dei processi di umanizzazione che delineano la ‘civiltà dell’amore'” (Lettera alle Donne, n. 4).
La nostra terra La nostra terra è la terra delle erbe e dei fiori, è la terra degli alberi. E tutta la linfa che scorre negli alberi, trasporta i nostri ricordi di generazione in generazione. La nostra terra è la terra degli uccelli e dei pesci, degli antilopi, dei canguri e delle formiche. È la terra degli uomini e delle donne, con tutte le loro differenze e la loro meravigliosa complementarietà. La nostra terra è anche e innanzitutto i nostri corpi. I nostri corpi, la terra più vicina, mezzo di comunicazione e di vita, e insieme luogo di barriere e di limiti! Siamo parte di questa terra ed essa è parte di noi. Tutto ciò che accade alla terra, accade ai figli della terra. Da quando il Figlio di Dio è entrato nel mondo e ha sposato questa terra, con tutte le sue contraddizioni, la nostra terra è diventata la sua terra. La nostra terra è dunque una terra amata, sposata, è una terra salvata. Questa terra è benedetta, è feconda! Lo Spirito continua a penetrare la terra, affinché essa diventi ciò che era al principio, ciò che è nel progetto di Dio: la dimora di Dio in mezzo agli uomini, spazio di comunione, nuova Creazione! Philippe Nkiere Kena – Isabel Correig